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A prima vista colpisce dell’opera il raffinato stilema della composizione, la sua armonia compositiva, ma subito dopo si rimane smarriti dal contatto con un linguaggio sconosciuto.

Nulla di già visto.

Egli apre lo spazio figurativo ad una nuova dimensione, che riverbera, nel profondo dell’osservatore sensazioni interiori indecifrabili.

Nelle tele sono presenti le tre dimensioni dello spazio figurativo tradizionale e tuttavia, il pittore squarcia il piano pittorico ed introduce una nuova dimensione.

Tale dimensione, a mio avviso, non è riconducibile ad una dimensione spaziale.

Si tratta di una dimensione mentale.

La tecnica utilizzata da Lustruso consiste nell’inserire posteriormente al quadro una tela-sfondo di colore uniforme: tale “piano”, simbolicamente, allude allo spazio mentale, se si vuole alla dimensione inconscia della mente; sarà poi il raccordo della tela in primo piano con quella sottostante, a stabile l’articolazione figura- sfondo.

Vi sono innumerevoli aspetti da analizzare – l’opera di Lustruso appare problematica e altamente simbolica – come, ad esempio, la visione della figura umana, che si manifesta a volte in crisi identitaria, a volte si propone come ieratica, astorica, distaccata, a-patica.

Appare complessa la poetica ermetica dei simboli, la visione delle immagini emerge sotto forma di icone riconoscibili nelle quali si proiettano le sensazioni dell’osservatore.

Le immagini delle figure umane emergono da un “luogo” sconosciuto.

Nelle opere di Armando Colomba, è sempre chiaramente identificabile il piano rappresentativo della realtà posto appunto in primo piano, ed è esso stesso che “modella” le immagini mentali del piano sottostante. Quindi tali immagini non irrompono spontanee ed irrazionali, ma sono saldamente richiamate e irregimentate dalla razionalità, riconosciute dall’intelletto.

Emersion-art, è la definizione che, a mio avviso, descrive appunto l’emersione dall’inconscio di tematiche universali che si presentano a coscienza in forma personale o collettiva, ancora tutte da indagare.

L’opera appare sintetizzare ad un livello superiore, la integrazione e la fusione di “piani” rappresentativi normalmente disgiunti.

Fusione di spazio-materia e spazio-mente rappresentati e assieme presenti.

Fusione di piani estranei l’un l’altro nello spazio figurativo.

Fusione come co-presenza di dimensioni concettuali potentemente antitetiche.

D. G.

La mente percepisce e l’occhio pensa.

Mentre decide che cosa vede, evoca la riemersione di immagini sedimentate, dimenticate eppure presenti e nascoste.

Emergono a coscienza e si fanno materia senza esserlo, definite per negazione, come impossibili connessioni nervose dell’inesistente.

Ombre cinesi, storia del vissuto individuale ed assieme collettivo, archetipi culturali, forse forme amorfe di solo significato.

Il simbolo si consuma nel segno, si fonde nel suo plasma: si annulla e persiste, pronto a riapparire all’evocazione.

Mente e materia unica categoria dello spirito che pensa sostanza pittorica policroma.

Arte o fisica o pensiero, non poesia.

D. G.

Sembra ovvio, riferendosi alle opere di Armando Colomba, parlare di “assenze”. Più problematico, forse, è riuscire a spiegarne le ragioni, a capire il perché di quelle silhouettes vuote.

Forse è necessario immergersi in quella atmosfera particolare, respirare quell’aura piatta, sentire il peso di quel silenzio e allora, forse, si percepisce l’immensità del vuoto esistenziale, la condanna della solitudine, l’alienazione di una società che è ormai incapace di comunicare, in cui ogni immagine ha ormai perso la propria consistenza, perché tutto è effimero, perché tutto ormai è privo di identità.

Per parlarci di queste cose Colomba fa ricorso ad una tecnica innovativa che gli permette di creare effetti luce/ombra che vanno molto al di là degli effetti optical che in genere sono fine a se stessi, quasi si trattasse di un gioco puro e semplice atto a suscitare curiosità e simpatia.

Infatti c’è una sorta di nichilismo dietro quella parvenza di immagine, un nichilismo che diventa tanto più coinvolgente quanto più l’opera è piacevole ed accattivante: il colore, ora squillante, ora sottotono e le silhouettes perfettamente equilibrate, arricchite dai contrasti netti luce/ombra incuriosiscono e catturano e provocano al primo impatto sensazioni gradevoli; ma poi fanno riflettere, senti che ti resta dell’amaro in bocca, ti insinuano una strana inquietudine, ti accorgi che quel vuoto ti è penetrato dentro, finisci per domandarti che senso abbia, se si tratta di un vuoto di umanità e di relazione. Ricorda lo stesso vuoto dei silenzi surrealisti di Magritte, del glaciale, irridente, spesso crudele, postsurrealismo americano.

Umberto Marinello

Guardando le opere di Colomba (Lustruso) si rimane sorpresi per l’effetto optical dei personaggi che appaiono dai fori praticati alle tele con una profondità inaspettata nel gioco di luci ed ombre, in un contesto spesso essenziale, quasi minimalistico. Ma non è per l’effetto optical fine a se stesso che Colomba fora le sue tele bensì per ottenere una rappresentazione della realtà non descritta pittoricamente ma evocata appunto per assenza di pittura.

Nei suoi quadri l’artista sembra che abbia voluto asportare dallo spazio figurativo della tela i suoi personaggi facendoli divenire solo oggetto della memoria e pur tuttavia per la loro “assenza”, fortemente evocati tanto da acquisire una incredibile corporietà.

Così prendono vita gli atleti di un fotofinish che sembrano quasi uscire dalla tela, i danzatori di tango che si staccano inconsapevoli dal panorama apocalittico che li circonda.

Si rimane colpiti dalla struggente solitudine di una coppia in ascensore, o da quella icona figurativa che ha percorso il nostro secolo, Mao, tutte suggestioni che si impongono perché ci appartegono già, saldamente radicate nel nostro immaginario.

Tutto ciò è ottenuto con una pittura pulita, essenziale, dai colori a volte squillanti a volte polverosi che descrivono atmosfere ora inquietanti, ora silenti, spazi indefiniti, dove nulla ci appare superfluo.

Antonio Pettinato

RICERCA DI VERITA’ NELL’ARTE DI ARMANDO COLOMBA

Chi sostiene che l’arte deve essere messaggio comunicativo di vita e di armonia, rimane come disorientato di fronte ai dipinti di Colomba, che si mostrano più che ermetici ad ogni forma di linuaggio senza un preventivo contatto con l’artista. Dopo di che l’accostamento diventa più facile perché prepara l’accesso, ossia porge la chiave per una indaginc esplorativa o di compenetrazione.

Ci si accorge solo allora di essere in presenza di un’arte che non nasce da mero capriccio o da futile gioco d’astrazione, o ancora peggio da smaniosa brama di novità fine a se stessa, ,come l’idea di ritagliare dalla tela i suoi personaggi, bensì da un impegno che denota costante ricerca di verità e da una applicazione paziente di volontà sorretta da un’ansia di liberazione metafisica da cui il nostro si dimostra pervaso. Ed avvertiamo allora come dalle tele di Colomba si dispiega alla nostra attenzione una diversa concezione del mondo, che reca i connotati di una realtà che non è quella da noi superficialmente “vista”,conosciuta, ma che l’artista ci porta a scoprire in noi stessi nella dissoluzione dello spazio-tempo dal quale emergono i suoi personaggi e in cui si vanifica anche il presupposto aprioristico di sostanza e di forma, con la conseguente scardinazione del concetto d’identità dei soggetti. E succede così che gli uomini possono diventare mero oggetto mentale in uno spazio figurativo, a volte descritto da una sola linea, quasi a dirci che l’unica vera realtà è quella creata dalla nostra mente.

Siamo alta presenza, dunque, d’una realtà che dispiega le proprie immagini surreali, in una fantasia di articolazioni alogiche, quasi spettri senza volto in sospensione perenne, abitanti strani d’un universo in cui i connotati della nostra abituale natura si manifestano appena come tenue ed evanescente eco che fa fatica a rientrare in una nuova concezione d’esistenza ,dove sono aboliti i contorni tridimensionaIi della nostra vecchia concezione cosmica.

Tutto sommato si tratta d’una pittura difficile, culturalmente impegnata, che scaturisce, come già s’è detto, da un’ansia di liberazione e di ricerca di verità, nell’ambito s’intende di una interiore soggettività che a volte rivela punte di angoscia esistenziale, e che secondo noi si alimenta dalla crisi di valori che il nostro mondo attraversa senza mostrare possibilità di approcci. Non un messaggio di speranza dunque, ma un ammonimento, forse, che ci richiama ad una prospettiva di totale alienazione o di snaturamento della vita sul nostro pianeta.

Francesco Fiumara

UNA NUOVA DIMENSIONE

La pittura di Armando Colomba, personale e matura, scaturisce da una ricerca continua, mai soddisfatta, dalla quale gli stati dell’animo traspaiono intenti a visualizzare se stessi, attraverso le tensioni dello spirito che guidano il pennello dell’artista, perchè Colomba è un’artista nel significato pregnante della parola.

E’ in lui tutto un universo interiore innestato nella significazionemolteplice della realtà contemporanea; è un mondo nel quale rivivono le età della storia dell’uomo, compendiate nella tormentata assenza di certezza di questa nostra epoca nella quale sono esplose le contraddizioni conclamate di una presenza umana che non sa più ritrovarsi, poiché tanto spesso ha finito col perdersi, mentre si è andata manifestando fin troppo sicura di sé.

E’ una pittura che esprime in termini di surrealismo – e però un surrealismo tutto particolare, nulla avente a che fare con le reveries o le estrosità pittoriche di certe espressioni che sconfinano tra il sogno ovattato e il psichedelico – lo smarrirsi dell’essere invano alla ricerca di una sicura e stabile collocazione nel proprio tempo.

Una cromaticità sapiente, un intersecarsi di linee e di spazi suggeriti, più che dalla innegabile maturità tecnica, da una spontanea attitudine introspettiva e dalla indagine, obiettiva che spazia tutt’intorno alla ricerca dell’uomo: di un uomo che molte volte non si appartiene più ed è diventato un estraneo a se stesso.

Le figure umane di Colomba sembrano stagliate in uno spazio ben definito od anche proiettate indefinitamente nel passato e nel futuro, convergenti nel presente, E paiono indifferenti, smarrite al mondo ed a se stesse.

L’umanità abbrutita che guarda indifferente ad una croce, le coppie, le madri ed i figli, le mondariso, si intravvledono cieche e sorde, dall’espressione muta e dolorosamente rassegnata intese a significare la chiusura pressoché totale in cui l’essere umano si è arroccato, nella preoccupazione angosciata di sottrarsi ad una realtà disagiata e di costruirsi un proprio guscio nel quale vivere alla men peggio.

Ma il compenetrarsi delle figure, attraverso il curvarsi delle linee e la complementarietà degli spazi, esprime tuttavia anche il desiderio inconscio ma incoercibile di comunicare, di aprirsi al proprio io; ai propri simili, al proprio tempo; suggerisce anche l’incertezza indefinibiìe nella quale si sono smarrite la scienza, la politica e la morale. la vita stessa dell’uomo…

Nell’ambito figurativo. Armando Colomba significa tutto il nostro secolo, sino ad oggi…

Egli appartiene – come noi tutti, del resto – al mondo evidenziato dai drammi di Luigi Pirandello e di Samuel Beckett, ed a quello più recente prospettato dal teatro di Brecht, di Jonesco, di Arrabal, di Ostorne.

L’angoscia esistenziale dell’uomo del novecento traspare dalle immaginidi Armando Colomba il quale,certamente nutrito da un sostrato culturale amplissimo e sostanzioso, riesce ad esprimere con matura compiutezza, stati d’animo polivalenti ed esemplificativi del mondo che è in gran parte dei cinici e dei miserabili, della folla in suprema indifferenza, della coppia in intima estraneità; ed è anche il mondo dei diseredati e dei sopraffattori! della dissacrazione dei valori tradizionali: il mondo dell’angoscia esistenziale, chiudentesi, infine, in una ieratlca indifferenza che vuole rappresentare fino alle sue estreme conseguenze il fallimento della società occidentale.

Peraltro è anche ravvisabile nella pittura di Colomba una luce di speranza: i contrasti cromatici, gli sprazzi di luce che delimitano le evanescenze configurando o dissolvendo talune corposità sono una visione di speranza ed indicano fiducia nell’uomo e nel suo divenire ovvero trasfigurano una tendenza metafisica dell’artista che si impone in un processo evolutivo psicologicamente attendibile attraverso l’esame cronologico delle tele – di imbroccare una via d’uscita, affinchè l’uomo possa conquistarsi una propria sicura dimensione: un posto di quiete senza il quale definitivamente smarrirebbe se stesso senza più potersi ritrovare.

Franco Cernuto

LO SPAZIO TEMPO NELLA REALTA’ PITTORICA DI ARMANDO COLOMBA

Spazio-tempo-colore il triangolo ideale dal quale si diparte armonicamente, l’impegno creativo di un artista come Armando Colomba il quale è alla continuaricerca di una propria collocazione esistenziale e nel contempo non si fa condizionare da. schemi preoostiiti che avviluppano con sottili legami psicologici l’io raziocinante. La sua è una ricerca spasmodica di uno spazio figurativo sganciato dalla mera logica che discende da canoni e concezioni scientifiche ormai: superati o infranti da un dinamismo imperante. Per Colomba l’uomo d’oggi è alla ricerca di una sua identItà.

Non si riconosce nell’arte come nella scienza dell’uomo di ieri: è rimasto indietroanche se di un palmo, alla tecnologia che lui stesso ha creatoNelle tele l’artista cerca di rappresentare la psicologia di quest’uomo che ha dimenticato il suo passato e non sa ricostruire se stesso ed il suo futuro.

Questo ricercare se stessi e non ritrovarsi dà un senso di staticità esterna che tradisce però l’interiorità ricercata nell’animo di ciascuno e di tutti.

Tradisce ancora il penoso senso di solitudine che aleggia in alcuni dipinti e che, tragicamente non trova che incertezze e dubbi appena abbandonala la fede in un uomo misura di tutte le cose, .Le figure, le coppie sono entità «trasportate» dal vecchio universo al nuovo, sono i primi abitanti di un nuovo pianeta. .Della generica fiducia nel progresso e nella tecnologia non è rimasto che il. Rimpianto di essersi estraneati e non riconoscersi nell’immagine di un uomo-demiurgo di un universo misurabile. Di questi atteggiamenti contrastanti ne risente anche la concezione dello spazio figurativo che abbandona la staticità delle “leggi” della prospettiva classica.

Si rappresenta l’uomo nuovo in uno spazio curvo ove le linee e il colore coagulano figure ed azioni, uno spazio a volte surreale.

Le linee in questo modo, emergono cromaticamente, tracciano le figure e le cose che non si staccano dallo spaziocircostante, ma vi si strutturano facendo parte dello stesso« campo in cui la figura,gli oggetti, l’azione, il tempo simultaneamente si collocano.

Spazio ed oggetto sono costituiti dalla stessa “sostanza” elemento unificatore assieme alle linee che si fanno polivalenti, aggregatrici e disgregatrici nel contempo. Tentativo, dunque, di una raffigurazione alternativa per una concezione alternativa dell’uomo e della sua cultura, aperta alla. ricerca e mai contenta dei traguardi raggiunti.

Diverso approccio in una. situazione di “crisi” e di transizione, non appena abbiamo abbandonato l’assoluto di una concezione di uno spazio-tempo newtoniano, mentre non crediamo più nèlla «normalità” psicologica dell’uomo. Ma quello che maggiormente colpisce in Armando Colomba, a parte la tematica impegnata ,il senso creativo delle cose, l’osmosi tra. reale e ideale, è la facilità della pennellata, la plasticità delle figure, l’abilità del tratto, l’armonia dei colori.

La sua tavolozza non brilla di luce riflessa ma è un esplodere di. tinte dai riflessi cangianti che danno un particolare tono all’atmosfera ora carica ed ora diafana.

E’ un surreale che travalica .i “confini” del pensiero, un richiamo ad entità metafisiche che si muovono e si agitano in un interspazio fantastico ed immaginifico, una affermazione più che una negazione di una costante innovatrice. E’ il pittore che vuole dire qualcosa di nuovo ma anche di vero e di immutabile. Ed il suo desiderio di conoscenza non può avere confini e tantomeno può essere ingabbiato in formule di comodo, in concetti di maniera dal magma delle più convulse sensazioni si: sprigiona sempre un desiderio di pace, di tranquillità , di felice torpore creativo.

Luigi Malafarina